Ricordo di Nuccio Ordine (1958-2023)

Nel mese di febbraio di quest’anno avevo invitato, come Associazione Italiana di Cultura Classica (AICC), Nuccio Ordine a Castrovillari per il Festival Nazionale della Cultura Classica e mi aveva risposto che per gli impegni già presi non poteva intervenire e, a un tempo, mi esternò la proposta, subito accolta, di venire, nel corso dell’anno, da noi per discutere la tematica del suo libro Gli uomini non sono isole. I classici ci aiutano a vivere, La nave di Teseo editore, Milano 2018.
In questo volume, ha «messo insieme – come scrive nell’Introduzione – una nuova raccolta di citazioni e brevi commenti. Anche in questo caso, non ho selezionato i classici in funzione di un “canone”, ma ho continuato […] a scegliere i testi pensando, volta per volta, agli interessi dei miei studenti, alle casuali letture (e riletture) che stavo facendo o ai temi scottanti suggeriti dall’attualità. […] Libero da ogni preoccupazione classificatoria […], ho cercato ancora una volta di selezionare quei brani classici capaci di suscitare un vivo interesse e di spingere il lettore ad appropriarsi dell’opera nella sua interezza. L’ho detto e l’ho scritto più volte: le “antologie” non servono a nulla se non invitano ad abbracciare integralmente i testi di cui riproducono pagine e frammenti», p. 16.
Il libro reca la dedica: Suum cuique tribuere A Giulio Ferroni, ora per allora. Questi, eccellente italianista, era stato ospite della nostra Delegazione il 10 ottobre 2008 quando tenne una brillante conferenza su “L’Ariosto classico”, e due anni dopo, il 18 giugno 2010, allorché relazionò, insieme con Alfonso Berardinelli, graffiante saggista, su La letteratura italiana contemporanea.
Certamente, Ordine avrebbe preso spunto dal testo di John Donne (1572-1631), che dà il titolo al libro: «Nessun uomo è un’isola, intero in se stesso; ciascuno è un pezzo del continente, una parte dell’oceano»; o da quello di Erasmo di Rotterdam (1466 o 1469-1536), Il lamento della pace: «Tutti i libri sacri dei cristiani, si legga l’Antico o il Nuovo Testamento, non proclamano altro che la pace e l’unità degli animi»; o da quello di Henrik Ibsen (1828-1906), Casa di Bambola: «Io ero di nuovo […] la tua lodoletta, la tua bambola […] in quel momento ho capito d’aver vissuto qui per otto anni con un estraneo, e di aver avuto tre figli da lui»; o da quello di Petronio (? – 66 d. C.), Satyricon: «Credete a me: un asse hai, un asse vali; e chi ha quattrini ha stima»; o dai versi di Tommaso Campanella (1568-1639), Non è re chi ha regno, ma chi sa reggere: «Chi pennelli have e colori, ed a caso / pinge, imbrattando le mura e le carte, / pittor non è; ma chi possiede l’arte»; o dalla riflessione di Antonio Gramsci (1891-1937), Odio gli indifferenti: «Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia», riportati nel suo libro, per farci riflettere su problemi sempre presenti nella società di ogni tempo: sulla fratellanza (Donne), sulla pace (Erasmo), sul triste destino della donna condannata ad essere una bambola per gli uomini (Ibsen), sulla fallace concezione di valutare gli uomini sulla base dell’avere, non dell’essere (Petronio), sul valore dell’essenza e sul disvalore dell’apparenza (Campanella), sulla colpevolezza dell’assenteismo e sull’importanza della partecipazione politica (Gramsci).
Questo ed altro ci avrebbe comunicato con la sua usuale convinzione e passione, con la chiarezza che lo connotava, con la sua spigliata capacità comunicativa, con cui riuscì a inchiodare oltre cento studenti alla loro sedia durante la relazione L’utilità della cultura umanistica nella società attuale, che tenne a Castrovillari il 15 aprile 2014 per iniziativa dell’AICC, nell’ampia sala quattordici del Protoconvento.
Erano presenti pure genitori degli studenti, docenti e cittadini, che rimasero affascinati dalla parola diretta e convincente del prof. Ordine, che chiarì subito l’ossimoro L’utilità dell’inutile, che è il titolo del libro pubblicato l’anno prima, nel 2013: l’utilità  non è quella del profitto, ma è legata a quei saperi liberi da qualsiasi finalità utilitaristica e che proprio per la loro natura gratuita e disinteressata hanno un ruolo fondamentale nel «rendere l’umanità più umana», per citare le sue parole.
Nella nostra società dove è dilagante la barbarie, ribadì lo studioso, la letteratura, l’arte, la filosofia, il teatro, tutto ciò che non produce soldi, non viene preso in considerazione, cosicché non c’è da meravigliarsi che i governi operino drastici tagli alla scuola, all’università e alla ricerca.
Si soffermò, allora, sulla situazione della scuola messa in ginocchio dai continui tagli di risorse finanziarie e dagli improvvisati interventi, che l’hanno trasformata in un’azienda preoccupata di produrre diplomati e laureati da immettere nel mondo del lavoro, anziché cittadini autonomi e consapevoli. I vecchi presidi sono diventati dirigenti e gli studenti clienti, i professori hanno assunto il ruolo di modesti burocrati vincolati a scrivere relazioni, ad approntare progetti di dubbia validità didattica e a compilare carte più che impegnati a formare donne e uomini dotati di capacità critiche.
In quella occasione, Ordine richiamò una riflessione di Italo Calvino, difensore dei saperi disinteressati: cioè che i classici non si leggono perché “servono a qualcosa”, ma per il desiderio di conoscere e di conoscerci.
Tante furono le domande degli studenti al professore, che, compiaciuto, diede risposte articolate e puntuali, che arricchirono ed ampliarono la sua relazione.
A conclusione della memorabile giornata l’Associazione gli offrì una copia dell’incusa argentea di Sibari, elaborata dall’orafo castrovillarese Francesco Scriva: accolta, quale dono particolare, con sincero compiacimento. Numerosi sono stati i suoi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.
La scomparsa, domenica 11 giugno, di uno studioso acuto, di un saggista controcorrente lascia un vuoto non solo nell’Università della Calabria, dove era titolare della cattedra di Letteratura Italiana, ma anche nella ricerca sugli autori italiani del Cinquecento, in particolare, su Giordano Bruno, al quale dedicò tre saggi, tradotti in undici lingue, tra cui cinese, giapponese e russo, e nel dibattito culturale, animato dai suoi articoli sul “Corriere della sera”.

 

Castrovillari 13.06.2023

Leonardo Di Vasto, Presidente Delegazione AICC, Castrovillari